Anila Rubiku, “The Swing of Injustice”

Anila Rubiku a Vierzon per la Biennale d’architecture du Fonds Régional d’art contemporain con l'installazione site specific "The Swing of Injustice".

È stata inaugurata il 16 settembre a Vierzon l’installazione site specific The Swing of Injustice, ideata dall’artista italiana di origini albanesi, Anila Rubiku, in occasione della III Biennale d’architecture du Fonds Régional d’art contemporain (Frac Centre-Val de Loire), dal titolo Infinite Freedom: a World for a Feminist Democracy e in programma fino al 1 gennaio 2023.

My birds bring them back to awareness where these noble creatures belong, too long buried.
They are freedom, independence, survival and above all beauty.
Anila Rubiku

Ispirata dal pensiero di Marie-Cécile Naves, che rivendica una democrazia femminista, la Biennale, a cura di Marine Bichon, Nabila Metair e Abdelkader Damani, ha selezionato il lavoro di cinquanta artiste e architette donne, tra cui The Swing of Injustice di Anila Rubiku, che con questo progetto presentato da Elisa Fulco e Antonio Leone dell’Associazione Acrobazie ha vinto l’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

In linea con il tema della Biennale, The Swing of Injustice è una riflessione sulla questione della parità e della relativa esclusione perpetrata da un mondo edificato dal maschile, portata avanti attraverso lo sguardo femminile che rivela come il potere si riproduca sia nelle forme artistiche che nell’edificazione degli spazi pubblici e privati.

Con l’obiettivo di ridare centralità all’intervento femminile nei luoghi della collettività e del sociale – attraverso pratiche partecipative che coinvolgono attivamente la cittadinanza –, Anila Rubiku ha realizzato per lo spazio pubblico di Vierzon un’opera d’arte “usabile”, a disposizione delle persone.

The Swing of Injustice si compone di un’altalena di sbarre di materiali e colori differenti, con delle sedute a forma di uccello che funzionano come rilevatori di un sistema costrittivo dove il femminile diventa perfetto veicolo di ingiustizia sociale, il cui avanti e indietro coincide con gli avanzamenti e le regressioni della democrazia e delle conquiste del femminismo. Lo swing, oltre a significare l’altalena, è anche una musica, un ritmo, che può pure segnare il tempo di un cambiamento sociale, l’arte in questa chiave vale come possibilità di evasione, di immaginare un futuro diverso e migliore.

Al contempo l’artista è presente anche nella sezione “The World Built by Women” della sede del Frac Centre-Val de Loire di Orleans, insieme alle opere di Iwona Buczkowska, Tatiana Bilbao, Renée Gailhoustet, Anna Heringer, Zaha Hadid, Angela Hareiter, Saba Innab e Candice Breitz, con quattro serie di lavori che mettono in scena le asimmetrie del potere che alterano il rapporto tra corpo e architettura.

In mostra ci sono le installazioni Hope is the thing with feathers (2022) e I talk to the Birds but they don’t listen to me (2021), composte da una serie di 100 disegni su carta, e da disegni su tessuto dedicati alla rappresentazione degli uccelli: metafora della libertà e del femminile, poggiano su uno sfondo, un “background sociale e culturale”, che potenzialmente libera o incastra il potenziale delle donne; il ciclo di lavori su tessuto Forsaken Garden (2021), sui giardini abbandonati e Bunker Mentality Landscape Legacy (2012), installazione che raccoglie cinquantuno sculture di architetture non finite, che mettono visivamente in scena l’ingiustizia sociale generata dal potere che agisce sul corpo sociale invalidandolo e lasciandolo incompiuto. Una riflessione su come il calco maschile abbia modellato lo spazio urbano e la stessa idea del femminile limitandone la sua espressività.

L’artista, in occasione del workshop partecipativo negli spazi didattici del FRAC di Orleans, realizzerà un libro d’artista, ispirato alla serie degli uccelli Hope is the thing with feathers 2022.

I have no favorite material: anything can be used to create beauty and significant work if handled well.
Anila Rubiku

Anila Rubiku è un’artista italiana di origine albanese (1970). Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Tirana (1994), ha conseguito una specializzazione post-laurea a Milano, presso l’Accademia di Brera (2000). Attualmente lavora tra Milano e Toronto.
Il lavoro di Anila Rubiku, intimamente connesso a questioni politiche e sociali, utilizza vari media: installazione, scultura, ricamo, incisione, pittura. Nelle sue opere dal taglio poetico e ironico, affronta temi legati alla disuguaglianza di genere e all’ingiustizia sociale (Biennale dell’Avana, 2019, 5ª Biennale di Salonicco, 2015), che toccano temi ambientali (Biennale di Kiev, 2012) e relazionali (56th October Salon, Beograd 2016), riflettendo sul significato dell’essere immigrati oggi (Biennale di Venezia 2011, Hammer Museum residency, LA, 2013) e sul rapporto tra città e democrazia (Biennale di Architettura di Venezia, 2008).
Il suo lavoro è presente in numerose collezioni pubbliche e private, tra cui: The National Gallery of Art (Washington DC); Mint Museum (Charlotte DC); Museo di Israele (Gerusalemme); Deutsche Bank Collection (Londra, UK); Edition 5 Collection (Erstfeld, Svizzera).
Per il suo impegno sociale è stata premiata da Human Right Foundation e nel 2014 ha ricevuto la menzione dal Foreign Policy Magazine e dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
https://anilarubiku.com/

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