Flavio Favelli. La Sicilia e altre figure

La mostra di Flavio è risultato di un lavoro di recupero e di montaggio di elementi visivi prelevati da contesti differenti, che coglie e mette in scena la convivenza di “alto” e “basso” nella cultura siciliana, collegando il dentro del carcere Ucciardone con il museo palermitano.

Inaugura il 27 giugno alle ore 18.00, nella sede espositiva del Real Albergo delle Povere del Museo regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, la mostra dell’artista Flavio FavelliLa Sicilia e altre figure, a cura di Elisa Fulco e Antonio Leone.

Sostenuta dal Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, promossa dal Museo Riso e realizzata in collaborazione con l’Associazione Acrobazie, la mostra si compone di quattro nuclei tematici (la Rivista Sicilia,”, le insegne, gli “scarrabili”, le transenne) che raccontano il rapporto dell’artista con la città di Palermo e con la Sicilia. Una relazione particolare, scandita da numerose frequentazioni, che si è sviluppata a partire dai primi anni 2000 fino ad oggi.

La mostra è il risultato di un lavoro di recupero e di montaggio di elementi visivi prelevati da contesti differenti, che coglie e mette in scena la convivenza di “alto” e “basso” nella cultura siciliana. 

Favelli, testimone partecipe di una cultura che oscilla tra il sublime e il profano, è partito dalla sua collezione personale di riviste Sicilia, con le quali ha realizzato una serie di collage, per ricercare i segni tangibili di un “estro che cova sotto le macerie”, e che ad esempio emerge negli “scarrabili” (cassoni in ferro per la raccolta dei detriti dell’edilizia) che punteggiano la città di Palermo – volutamente ridipinti con colori accesi, la cui natura sibillina rimanda all’edilizia e agli scarti – nelle insegne spente, nelle vecchie transenne in cui l’identità dell’isola si esprime negli arredi semi artigianali, nelle costruzioni improvvisate, negli assemblaggi spontanei.

Come afferma l’artista, “nel centro storico l’arte del passato e la cassa di ferro sguaiata e scassata, spesso colma di pietriccio e spazzatura, si fondono in immagini inedite, stridenti, nuove cartoline fantasmagoriche. Sembrerebbero cose da uomini di fatica, di mondi spietati, chiatte da Stige che portano macerie e frattaglie delle pietre, cocci, muri della città e dei suoi strati”.

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